MACERATA - Sarà presentato alla XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio prossimi, “Le mie prigioni. Sentimento di quello che fui”, il libro che Giacomo Berdini ha pubblicato utilizzando i diari del padre, Secondo Berdini, che raccontano del suo periodo di prigionia, da soldato accusato di tradimento, deportato, dalla Grecia, nei campi di concentramento e di lavoro, in Germania, dopo aver combattuto in Albania.
I diari sono stati lasciati come scritti da Secondo Berdini, senza correzioni ortografiche o grammaticali, per dare forza al racconto di quel periodo difficile.
Il diario
Il diario si conclude il 10 settembre 1945 quando Berdini scrive: «Non esporrò il mio arrivo, poiché in tanta frenesia e gioia nulla ricordo, solo riaffermo dalla prima all'ultima pagina del mio diario. Provocando la serenità, la dolcezza che ha portato questo giocondo giorno dopo le aspri e atroci prigioni». Giacomo, che fin da ragazzino aveva scovato lo scatolone dove si trovavano i diari del padre, ne è entrato in possesso solo a trent'anni e da lì è nata l'idea di pubblicarli, concretizzatasi molti anni dopo: «I miei figli – spiega -, per il mio 60esimo compleanno, hanno digitalizzato il diario e ne hanno fatte stampare poche copie come regalo, la voglia di pubblicare il tutto è cresciuta e, come ho detto, grazie a Carancini, nel 2023, ce l'abbiamo fatta. Il libro è disponibile anche sul sito del Consiglio regionale».
L’aneddoto
C'è un aneddoto, tra i tanti, che Berdini ricorda: «Mio padre, non parlava mai della sua prigionia e le poche volte che lo faceva era per raccontare aneddoti. Un fatto mi è rimasto impresso, come un tatuaggio nel cervello: una volta trovò un pezzo di ferro e, lavorando in una fabbrica di gomma, grazie a una mola, ne voleva ricavare un coltello, per poter mangiare la polpa delle patate, invece della buccia. Mentre lavorava per fare il coltello, un soldato tedesco lo vide e lo mandò in cella di segregazione, in attesa di fucilazione. Non so come ne sia uscito».