Valditara: «Meno stranieri in classe». Ma la legge varrà solo per chi non parla italiano

Il ministero prepara le norme: il tetto scatta se ci sono carenze con la lingua. Nei casi limite gli studenti in eccesso dovranno essere iscritti in istituti vicini

Valditara: «Meno stranieri in classe». Ma la legge varrà solo per chi non parla italiano
Valditara: «Meno stranieri in classe». Ma la legge varrà solo per chi non parla italiano
di Lorena Loiacono
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Venerdì 29 Marzo 2024, 23:03

Organizzare e distribuire la presenza degli studenti stranieri nelle classi delle scuole italiane: prende forma la legge, voluta dal ministro all’istruzione e la merito Giuseppe Valditara, per il tetto massimo di alunni con cittadinanza non italiana che si rivolge ai ragazzi che presentano importanti carenze nella conoscenza della lingua italiana. Il tetto del 20-30% potrebbe essere imposto in pochissime classi. Gli studenti che non parlano italiano sono appena il 3-4%. La norma prevede, infatti, di avere contezza di quanti siano gli studenti che, in sostanza, non parlano italiano all’inizio del percorso scolastico e che hanno quindi bisogno di corsi di potenziamento della lingua. Un lavoro preliminare, da fare nel momento dell’iscrizione, per rendere omogenee le classi senza creare gruppi in cui il singolo docente non riesce a seguire in maniera adeguata più di due o tre studenti in condizioni di svantaggio sulle competenze linguistiche. Il ministero di viale Trastevere sta ancora valutando la percentuale da destinare al tetto massimo di alunni stranieri per classe: al momento una circolare del 2010 indica il limite al 30%. In una classe media di 20-22 alunni, il tetto massimo del 20-30% corrisponde quindi a 5-6 bambini. Ma sono davvero così tanti gli alunni a cui è rivolta la norma? No, probabilmente i casi in cui dovrà essere applicata non saranno molti e riguarderanno aree geografiche specifiche. Difficilmente infatti in una classe ci sono 5-6 alunni che non parlano italiano e per questo non riescono a seguire le lezioni. Secondo l’ultimo report del ministero dell’istruzione sui numeri relativi agli studenti con cittadinanza non italiana, relativo all’anno scolastico 2020-2021, a livello nazionale gli alunni stranieri rappresentano il 10,3% del totale della popolazione scolastica. Oggi la percentuale è leggermente variata, arrivando al 12%, complice anche il calo demografico che coinvolge i bambini italiani. 

Il report

A livello di aree geografiche i dati 2020/2021 confermavano una maggior concentrazione al Nord, dove studia il 65,3% dei ragazzi stranieri, a seguire le regioni del Centro con 22,2% e infine il Mezzogiorno con il 12,5%.

La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti con cittadinanza non italiana: oltre un quarto del totale presente in Italia, pari al 25,5%. Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Piemonte e Toscana assorbono una quota compresa tra l’8,3% e il 12,1%. Ma in quel 12% di alunni stranieri occorre capire quanti siano quelli che rientrano nel tetto massimo e che hanno bisogno di un’integrazione di lezioni di lingua italiana per mettersi alla pari con i compagni. Per capire la portata del fenomeno, è possibile ad esempio considerare la percentuale di bambini con cittadinanza non italiana nati in Italia. Sono il 66,7% e probabilmente non hanno grossi problemi di lingua al momento in cui entrano in prima elementare visto che sono cresciuti in Italia, magari frequentando anche la scuola materna per tre anni. Quindi solo il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana è nato in un altro Paese: ipotizzando che questa quota abbia problemi di lingua, il numero si riduce decisamente. Si arriva al 3-4% di studenti che non conosce la lingua. Il problema si pone nelle regioni del Nord, dove si concentra il maggior numero di studenti stranieri, mentre al Sud la percentuale scende vertiginosamente. Quindi si lavorerà caso per caso anche perché, ad esempio, in una grande città come Roma esistono quartieri in cui c’è la maggiore concentrazioni di nuclei familiari di cittadinanza non italiana. 

Le regole

In quel caso come si fa a non sforare il tetto del 30%? La scuola non può rifiutare l’iscrizione perché il diritto allo studio prevale su tutto il resto. Nei casi limite, ci fosse un numero di ragazzi stranieri superiore a quello previsto dal tetto, li si iscriverà in istituti il più vicini possibile. «In quel caso – spiega Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi del Lazio – dovranno intervenire gli enti locali, Comune o Città Metropolitana, per organizzare il trasporto scolastico dei ragazzi che verranno iscritti in altre scuole». 

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