Ustica, i risarcimenti per Itavia usati per rolex e resort di lusso: due ex amministatori nei guai

Luisa Davanzali: «Un dolore per mio padre, non gettate fango sulla sua compagnia»

Ustica, i risarcimenti per Itavia usati per rolex e resort di lusso: due ex amministatori nei guai
Ustica, i risarcimenti per Itavia usati per rolex e resort di lusso: due ex amministatori nei guai
di Federica Serfilippi
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Giovedì 9 Maggio 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 11:58

ANCONA Bruciati i risarcimenti destinati all’Itavia, compagnia del Dc-9 di Ustica, al momento della strage guidata dall’anconetano Aldo Davanzali. Di quei 330 milioni riconosciuti alla società in via definitiva dai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture per l’incidente aereo del 27 giugno 1980 che fece 81 morti, quasi 130 sarebbero stati usati da due ex amministratori della Spa per coprire debiti bancari contratti per acquisire il pacchetto di maggioranza della società, ma anche per spese di lusso, come Rolex e soggiorni in resort da sogno. Almeno questa è la tesi della procura di Milano che ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro preventivo di 129.870.607 euro ai danni dei bolognesi Jacopo Di Stefano e Marco Scorzoni, ex componenti del cda di Aerolinee Itavia spa, nonché nei confronti di società a loro riconducibili. Stando alla procura, gli indagati avrebbero «azzerato il patrimonio aziendale residuo derivante dai risarcimenti corrisposti» dai ministeri.

L’appunto

Una precisazione: il maxi indennizzo, pagato dallo Stato per non aver garantito la sicurezza dei cieli (la tesi più accreditata è che il Dc-9 sia stato centrato da un missile lanciato nel duello aereo probabilmente tra caccia della Nato e Mig libici) avrebbe dovuto consentire alla società di soddisfare le pretese dei creditori ammessi alla procedura di amministrazione straordinaria, conclusa nel 2022.

Ora, la Spa è in liquidazione. Tale capitolo non ha interessato la famiglia Davanzali, risarcita per le conseguenze del disastro dai mille misteri con un procedimento a parte. Del resto, i Davanzali non hanno da tempo più nulla a che fare, a livello societario, con l’Itavia. Resta, inevitabilmente, un legame indissolubile con il nome di una compagnia area rovinata dalle verità di comodo.

Nell’inchiesta, oltre ai due ex amministratori, compaiono come indagati anche l’ex liquidatore e tre componenti del collegio sindacale. Tra i reati ipotizzati a vario titolo ci sono il riciclaggio, l’infedeltà patrimoniale e l’appropriazione indebita. Due, in particolare, le operazioni di finanziamento monitorate dalla Guardia di finanza, le cui indagini sono iniziate dopo un esposto presentato la scorsa estate da un socio lussemburghese di minoranza. Una da 130 milioni di euro (per la procura somma mai restituita) e l'altra da 45 milioni di euro (quest'ultima successivamente rimborsata). I finanziamenti sarebbero stati deliberati a favore di una holding riconducibile ai due ex amministratori che, stando al gip milanese, avrebbero agito in «conflitto di interesse».

Stando al decreto di sequestro, dall’ottobre del 2022 al settembre dell’anno successivo «vengono effettuate operazioni in uscita» per quasi 180 milioni. Quattordici milioni sarebbero stati utilizzati per estinguere, dicono gli inquirenti, il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia. Ma non è tutto: nel decreto vengono segnalati pagamenti da 95mila euro a favore di un negozio che vende Rolex; da 150mila per una oreficeria; 7.500 euro sarebbero stati versati a una nota casa d’aste del Regno Unito. E poi, ci sono i 270mila euro per alberghi e resort. La difesa dei due indagati: «Non risponde al vero che quanto versato alla nuova Itavia sia stata oggetto di qualsivoglia ipotesi di malversazione da parte degli amministratori».

«Ho fiducia nelle istituzioni - dice Luisa Davanzali, figlia di Aldo - la procura deve appurare subito la verità dei fatti. Non voglio credere che qualcuno voglia rovinare l’Itavia. Certo è un dolore sentire queste cose. Una delusione, anche per mio padre Aldo che ha creato una grande compagnia. Bellissima, florida, una compagnia così non ci sarà mai più».

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