Lo sfogo dei balneari del Fermano: «Bolkestein, ci tolgono le spiagge? Ma gli chalet sono nostri»

Lo sfogo dei balneari del Fermano: «Bolkestein, ci tolgono le spiagge? Ma gli chalet sono nostri»
Lo sfogo dei balneari del Fermano: «Bolkestein, ci tolgono le spiagge? Ma gli chalet sono nostri»
di Serena Murri
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Sabato 4 Maggio 2024, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 11:44

FERMO Balneari disillusi e arrabbiati. Con la stagione turistica alle porte, la sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari suona le note di un requiem. Le proroghe volute dal Governo per la Bolkestein vanno disapplicate e i Comuni dovranno mettere a gare le spiagge. Dove monta la rabbia e lo scontento.

L’affondo

Allo chalet Ondina di Lido di Fermo, la titolare Maria Adele Luzi attacca: «Tutta colpa della politica, indipendentemente dal colore.

Non siamo protetti da nessuno. Quando sono arrivata qui, nel '61, non c'era niente. Siamo stati noi a creare Lido. Adesso ci portano via tutto. La politica è assente. Se a comprare le concessioni saranno le multinazionali, le tasse le pagheranno all'estero e il paese s'impoverirà. Quest'attività rappresenta la mia unica entrata, senza non saprei come vivere. Non si capisce quali siano i criteri per fare le gare. Il Sib si fa sentire ma una sola noce nel sacco non suona. Così ci saranno famiglie in mezzo alla strada. Le cabine nuove e tutto quello che ho investito in questi anni, chi me lo rimborsa? Ormai sono tutti d'accordo per l'asta. Ci prepariamo alla stagione ma senza voglia».

Le critiche

Sempre a Lido di Fermo, allo chalet Il Grillo, Nazario Luzi è esasperato: «Mi sono stancato. Se devono toglierci le concessioni che lo facciano subito. Sono stanco di stare in bilico. Però ci devono dare un risarcimento per il valore dell'attività. Nessuno può toglierti la concessione gratuitamente. Il demanio mi ha dato la spiaggia ma lo chalet l'ho costruito io con un mutuo e un'ipoteca. Non è normale che lo Stato mi privi della spiaggia, lo stesso che mi ha obbligato a costruire sennò perdevo la spiaggia. Chi mi ripaga di tutto quello che mi è costato in questi anni? Servono dei paletti per le aste. Dobbiamo sapere che fine dobbiamo fare. Le multinazionali vogliono prendersi le nostre spiagge italiane, con il business curato da noi».

Al Coco Loco di Porto San Giorgio, Vincenzo Serafini ha dichiarato: «È come se stessimo sulla brace ad arrostire. Siamo all'inizio della stagione e spesso la notte non dormo. Dopo che uno nella vita ha cercato di creare qualcosa, ora si ritrova senza niente. Per il discorso del costo della spiaggia, ci hanno fatto spendere centinaia di migliaia di euro e ce la fanno smantellare per regalarla a chi eventualmente dovesse vincere la gara. Non hanno mai voluto fare una legge, è un problema tutto italiano, infatti Francia e Spagna non hanno questo problema». In fine, al Quibé beach, Alessandro Quinzi ha confermato: «I tempi si accorciano e l'incertezza aumenta. Per lavorare servono certezze. Sta per aprirsi l'ultima stagione. Dicembre è dietro l'angolo. Aspettiamo che qualcuno ci dica come verranno fatte eventualmente le aste, se ci saranno dei paletti, come funzioneranno. Di certo, una legge avrebbe aiutato a prendere decisioni, in un modo o nell'altro. Noi eravamo pronti ad investire o a fare consorzi, se necessario. Invece non sapevamo dove andare a parare. Ormai siamo a ridosso dell'apertura e ci concentriamo sulla stagione, per non perdere almeno quella. Se pensiamo ai ricorsi? Bisogna vedere come verranno fatte le gare, nel caso in cui uno volesse partecipare per difendere la propria struttura. Non ci sono ancora linee guida. La politica dovrebbe armarsi di coraggio e prendere delle decisioni. Non c'è più tempo, non si può più rinviare come è stato fatto in questi 18 anni. C'è la volontà di dare tutto in pasto alle multinazionali e più una zona è appetibile, più la battaglia sarà agguerrita. Così si fa del male al turismo».

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