Terrore sul bus, Sy al gip: «Ho sentito le voci dei bimbi morti in mare e ho agito»

Terrore sul bus, Sy al gip: «Ho sentito le voci dei bimbi morti in mare e ho agito»
Terrore sul bus, Sy al gip: «Ho sentito le voci dei bimbi morti in mare e ho agito»
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Venerdì 22 Marzo 2019, 17:46 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 13:27

Non ne aveva parlato due giorni fa davanti al capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e al pm Luca Poniz e nemmeno ieri ne aveva fatto cenno a chi l'aveva incontrato in carcere. Oggi, invece, davanti al gip, Ousseynou Sy, l'ormai ex autista e 'lupo solitariò che ha tenuto in ostaggio per quasi un'ora e mezza 51 bambini e poi ha dato fuoco al bus, ha inserito nel suo racconto le «voci dei bambini che stavano morendo nel Mediterraneo» che gli avrebbero chiesto di fare qualcosa di «clamoroso, affinché questo non accada più».

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Un particolare nuovo in una versione che, invece, ha ricalcato la precedente con la «rivendicazione» contro le politiche migratorie dell'Ue, il messaggio «agli africani di non venire più in Europa» e il gesto «dimostrativo» con cui, però, non voleva «fare male a nessuno», anche se doveva avere un «impatto internazionale, non solo nazionale». Un dettaglio, quello delle «voci», che ha portato il suo legale, l'avvocato Davide Lacchini, a dire ai cronisti fuori da San Vittore, al termine dell'interrogatorio durato un'ora, che il 47enne, che si faceva chiamare 'Paolò a Crema dove viveva, ha manifestato «evidenti segni di squilibrio».

La difesa, infatti, punta su una perizia psichiatrica con un'istanza che potrebbe essere depositata nei prossimi giorni al gip Tommaso Perna. Il giudice, uscendo dal carcere, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se Sy avesse manifestato «squilibrio» con un «non mi sembra» e definendolo «più o meno» tranquillo. Davanti a gip e pm, da quanto si è saputo, l'uomo, infatti, è apparso lucido, a tratti pareva recitare nell'esposizione della sua versione e dei suoi «messaggi», per nulla pentito. Per i pm, che lo accusano di strage aggravata dalle finalità terroristiche, sequestro di persona, resistenza e incendio, potrebbe colpire ancora con azioni di questo genere e per questo deve rimanere in carcere. La convalida dell'arresto con custodia cautelare da parte del gip è un passaggio scontato. 


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Stando a quanto riferito dall'avvocato, «ha esposto le sue ragioni con un certo vigore». In sostanza, Sy ha ribadito ancora una volta di aver dirottato il bus che guidava, malgrado la recente condanna definitiva per molestie su un altro pullman e un precedente del 2007 per guida in stato d'ebbrezza, in nome dei bimbi migranti morti in mare. «Ho organizzato tutto (benzina e fascette per legare i ragazzini, ndr) in un paio di giorni, ma ci pensavo da tempo, il caso della 'Mare Joniò mi ha dato la spinta», avrebbe detto. E ha ripetuto che il bus ha preso fuoco in modo accidentale. Al contrario, i pm sono convinti che le fiamme le abbia appiccate lui mentre i bambini riuscivano ad uscire dai finestrini, tanto che si è ustionato una mano. Oggi, poi, a detta del difensore, «ha lodato la politica italiana in tema di migrazioni, perché è l'unico Paese che salva le vite e spende per questo milioni di euro». Ad ogni modo, terrorizzando 51 ragazzini voleva «cambiare la politica italiana e mondiale sull'immigrazione», ovvero «fare sì che gli africani restino in Africa, ma che venga accolto in Europa chi è in viaggio». Ha detto ancora una volta di aver fatto un video-manifesto inviato ai suoi conoscenti e gli investigatori stanno lavorando per acquisirlo. Ha parlato «dello sfruttamento economico dell'Africa da parte dell'Europa» e detto che la sua meta era Linate dove avrebbe preso un aereo «per tornare in Senegal». Quel coltello l'aveva con sé perché «durante i turni serali gli autisti si portano strumenti di difesa».

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