PESARO - Omicidio Panzieri, pesi massimi tra gli avvocati. Se Michael Alessandrini, reo confesso dell’assassinio dell’amico Pierpaolo in via Gavelli, ha aggiunto come legale il prof Carlo Taormina (caso Cogne) assieme a Salvatore Asole, la famiglia Panzieri ha scelto Fabio Anselmo, noto per essere stato il legale della famiglia di Stefano Cucchi, da affiancare a Paolo Biancofiore. Anselmo si dice «soddisfatto della formulazione definitiva del capo di imputazione che contesta la premeditazione, i futili motivi e le sevizie».
Il passaggio
Un passaggio non da poco, perché impedirà la difesa a chiedere un rito abbreviato.
Proposito già attuato il mese prima, ma con il rientro di Alessandrini a Pesaro. Michael va a casa dell’amico «portando con sé il coltello con cui poi ucciderà il Panzieri, ma non solo: egli porta con sé il passaporto, i 500 euro ricevuti dalla nonna al mattino, e soprattutto le chiavi dell’auto del padre, che lui in realtà non prendeva mai. Porta con sé anche un paio di guanti ed una mascherina, che nelle fasi successive all’omicidio verranno utilizzati per travisarsi rispetto alle videocamere. In pratica, Alessandrini ha già con sé l’occorrente per uccidere l’amico, ma anche per la successiva fuga all’estero: egli, quindi, sapeva di dover fuggire, perchè aveva già deciso di uccidere il Panzieri». I legali aggiungono: «Un amico era stato originariamente invitato alla cena proprio dall’Alessandrini, ma riceve indicazioni da quest’ultimo di non andare più “in quanto lui e Pierpaolo dovevano parlare”. In realtà, Alessandrini, doveva mettere in atto l’intento criminoso di uccidere il Panzieri, e per farlo si è assicurato di essere solo con lui». Quanto ai futili motivi, sarebbero legati alla ragazza “fragile”.
La sproporzione
«C’è una sproporzione fra il reato - l’omicidio - ed il motivo che lo ha determinato - la gelosia e l’ostilità nei confronti del Panzieri per un mero sospetto» legato a una presunta relazione con la ragazza. Dunque per Michael sarebbe stato un «pretesto per il proprio sfogo». Poi la crudeltà, le 23 coltellate inferte a Pierpaolo, ma anche «i due morsi inferti quando il Panzieri era ancora in vita. Le coltellate al dorso, sono indice di come abbia agito con speciale aggressività, veemenza e furore, espressione della volontà di infliggere sofferenze». Dunque «gratuitamente efferata». Tanto da «mordergli naso e mano destra, fino a tirargli dei calci sulla nuca una volta che l’amico era esanime in terra».